Lo stato di FLOW
Ecco un articolo che attendevo e che ho un immenso piacere a pubblicare.
Si parla di emozione, tensione e motivazione.
Come raggiungere uno stato ottimale?
Come possiamo ottenere una condizione di attivazione e allo stesso tempo di rilassamento?
Cesare Veneziani, tennis coach con cui collaboro attivamente da ormai tre anni introdurrà l’argomento.
E’ un amico e lavoriamo benissimo insieme!
Cesare, in previsione di alcuni lavori che stiamo perfezionando insieme per la primavera 2015, ha accettato l’invito a scrivere sul mio sito sugli argomenti a cui sta lavorando da alcuni anni.
Buona lettura a tutti.
Lo stato di ‘flow’Watch Full Movie Online Streaming Online and Download
Per stato di flow si intende quello stato di ‘grazia’ in cui la persona (un tennista, un musicista, chiunque) è completamente assorbita da ciò che sta facendo.
Se analizzato a fondo, ci permette di comprendere l’eccellenza della prestazione: rivivendo questo stato infatti – e le condizioni che ne sono alla base – possiamo provare a stabilire un modello di riferimento per il futuro.
L’idea è che per avere un’esperienza sportiva ottimale si deve raggiungere un flusso continuo di attenzione concentrata: un’esperienza è percepita ottimale da un soggetto quando la sua attenzione è completamente assorbita dal compito che sta svolgendo.
Il flow (così definito per la prima volta dallo psicologo ungherese Csikszentmihalyi) è un’esperienza gratificante durante la quale si perde la cognizione del tempo.
Questa sensazione, più o meno facile da ottenere con compiti molto stimolanti, può diventare difficile raggiungere in mancanza di questi.
La caratteristica principale del flusso ottimale è la sensazione di gioia e benessere, quasi di esaltazione.
È per questo che in quel momento la persona si sente bene, è totalmente immersa in ciò che sta facendo e la sua attenzione è tutta indirizzata verso quel compito.
Insomma, conscio e inconscio vanno a braccetto.
Nello stato di flow, si rischia di perdere la consapevolezza di se stessi, problemi e paure vengono dimenticati.
Nei momenti di flow, l’ego viene meno.
Per quanto possa sembrare strano, gli individui esprimono un controllo molto forte su ciò che stanno facendo ma, a dispetto della tensione negativa, il flow è uno stato che permette l’ispirazione, una specie di estasi che deriva dalla concentrazione assoluta, il cui bisogno tende a crescere con il perfezionamento dell’abilità.
Il motore della motivazione è l’emozione.
Tutte le teorie sulla motivazione partono dalle emozioni, dalla capacità di coglierle e provare a riprodurle e riviverle in vista di un obiettivo.
E’ fondamentale saperle captare però.
In questo senso non aiutano un alto livello di ansia generale e l’eccessiva smania di risultati.
Sono invece a favore della spinta motivazionale un rilassamento preventivo (training autogeno, rebirthing etc.), un adeguato livello di ansia (la giusta tensione, diciamo) e un’attenzione rivolta ad obiettivi di prestazione e non di risultato. Insomma, si tratta di provare a porre la propria mente al servizio delle proprie emozioni, e viceversa.
Intelligenza emotiva? Si.
Difficile? Non troppo.
A chi non è mai capitato di essere talmente concentrato nella propria attività da non accorgersi del tempo che passava?
Pensiamo ai grandi sportivi, o agli artisti.
Ciò che colpisce in queste persone è la straordinaria capacità di automotivarsi e di sopportare durissimi programmi di allenamento.
La differenza tra loro e ‘gli altri’ è, spesso, nello stato di piacevole abbandono e concentrazione che riescono a vivere durante le sessioni di allenamento e le gare.
Un punto fondamentale di questa condizione è la motivazione interna del soggetto.
Il segreto, semmai ce ne fosse uno solo, è agire per il piacere stesso e non per il risultato che si vuole ottenere.
Il flow è il piacere del momento.
In questo senso è interessante quanto, in ognuno di noi, la miccia capace di innescare quello stato sia diversa.
Non solo praticamente (pensiamo ai mille rituali di Nadal, e di altri tennisti, o a quelli di attori, pugili, scrittori e quant’altro).
Una mia amica prima di entrare in scena ha bisogno di stare sola in camerino, bere un grosso bicchiere d’acqua e accendersi una sigaretta.
Poi, il palco è suo.
Pensiamo al classico segno della croce dei calciatori: oltre ad essere un rito religioso, incarna perfettamente il momento in cui un giocatore che entra in campo è pronto a dare l’anima. Stessa cosa vale per i numerosi palleggi di Novak Djokovic prima del servizio, o del gesto che Carmelo Antonhy ripete sempre prima di tirare un libero.
Curiosi di sapere qual è? Cercate nel web.
Informazioni sull’autore
Cesare Veneziani
Nato a Roma nel 1982, è stato un tennista di buon livello nazionale, raggiungendo il ranking 3.1 a diciassette anni.
Ha a giocato in serie C con l’ASD Gabbiani, battendo numerosi seconda categoria, è stato sparring partner di Gianluca Pozzi e Campione Assoluto di Viterbo e provincia nel 2000.
Ha iniziato a insegnare nel 2003 e da allora non ha più smesso.
Ora lavora presso il TC Gallese, con il quale ha raggiunto le Finali Regionali Under 16 nel 2012.
Nel 2007 ha collaborato assiduamente all’allenamento del giovane saudita Omar Ahmed, juniores di buon livello ITF.
Sempre nel 2007, ha avviato al tennis il campione italiano Federico Bonacia.
Nel 2008 ha collaborato all’allenamento di Patricia Chirea (680 WTA)
Allena da sempre il giovane Jacopo Gribling, ora 2.8 e giocatore ITF.
Dice: “grazie al tennis ho potuto viaggiare molto in Italia e nel mondo.
Le esperienze che ricordo con maggiore soddisfazione sono state a Miami, a Jeddah, a Barcellona.
“Se non ci fossero stati racchetta e pallina, dubito che avrei potuto visitare certi splendidi posti e conoscere persone così interessanti”.
Diplomato presso l’Istituto Magistrale Gelasio Caetani
Coach level ‘C’ GPTCA (associazione internazionale coach riconosciuta dall’ATP)
Istruttore UISP nel 2007 (presieduta da Castellani)
Istruttore 1° grado FIT
Partecipazione al corso PTR di Junior Coaching diretta da Bertino
A breve conseguirà il diploma per diventare coach professionista presso la Scuola di Umanistica di Life, Sport & Corporate Coaching, diretta da Luca Stanchieri.
Studioso e appassionato di psicologia, letteratura e musica elettronica, ha scritto tre libri.
Un romanzo, “Via dal Sonar” (edito da Slowpitch nel 2012) e due raccolte di racconti, ancora inedite.