Tennis: il modello prestativo
Tutti coloro che affrontano il tennis, in ogni forma (appassionato, giocatore, allenatore, tecnico, dirigente, medico sportivo) devono certamente conoscere i contenuti di questo articolo.
Come si può allenare il tennista?
Quali sforzi compie in campo?
Come si classifica il tennis, tra gli sport individuali?
Quanta energia spende un tennista?
Ha senso allenare un tennista come un maratoneta oppure come un sollevatore di pesi?
L’articolo ha un” taglio” prevalentemente teorico ma si possono sicuramente trarre spunti per organizzare i contenuti pratici!
Buona lettura a tutti!
Il modello prestativo
Nel corso dei decenni, la metodologia dell’allenamento si è evoluta in modo significativo.
Analizzando la prestazione atletica sviluppata durante la competizione si possono individuare un modello funzionale e un modello fisiologico.
Si riescono dunque a comprendere i fattori che caratterizzano la performance e dunque trarre importanti conseguenze applicative sull’allenamento.
Il modello funzionale del tennis
Per modello funzionale di uno sport si intende la descrizione dettagliata di ciò che avviene di norma durante la competizione.
Per compiere tale descrizione ci si avvale di osservazioni dirette e di dati rilevati nell’analisi dei diversi aspetti della performance.
Il tennis può essere classificato come uno sport individuale (sebbene si pratichi anche in forma di doppio), di situazione (nonostante il colpo fondamentale più importante nel tennis sia il servizio, che risulta essere indipendente sia dall’avversario sia dalle condizioni ambientali).
E’ una disciplina di opposizione diretta, open skill e di tipo intermittente, con alternanza di brevi periodi di lavoro intenso e periodi di recupero, in gran parte imposti dal regolamento.
La durata media di una fase di gioco può essere fissata tra 4 e 8 s, con una grande variabilità dovuta alla superficie di gioco, al livello dei giocatori e alla tipologia dell’atleta.
In base al nuovo regolamento ITF viene stabilito un recupero di 20 s tra i punti, 90 s ogni due game e 120 s tra i set.
Durante ciascun punto, il tennista è chiamato a sostenere ripetuti sforzi sub massimali, realizzati con spostamenti laterali continui (raramente frontali), ed eseguiti con sequenze di decelerazioni ed accelerazioni, scivolamenti rapidi, cambi di direzione e passi accelerati.
Per ogni punto i cambi di direzione sono mediamente quattro.
Durante un match al meglio dei tre set, il tennista è chiamato a svolgere circa 300 – 500 sforzi di alta intensità con spostamenti che, per l’80 per cento dei casi, rimangono in un raggio di 2.5 metri dalla posizione di attesa.
La durata di un incontro può andare da meno di un’ora in incontri femminili, a più di quattro ore in match maschili di tornei di elevata qualificazione.
Il modello fisiologico
I dati forniti dall’analisi del modello prestativo consentono di delineare quello che potrebbe essere il modello fisiologico alla base del gioco del tennis.
E’ utile riferirsi all’andamento di alcuni parametri come la frequenza cardiaca, le concentrazioni di lattato ematico e il massimo consumo di ossigeno.
In base all’osservazione delle variazioni di tali parametri si possono costruire validi piani di allenamento. In pratica
E’ tuttavia molto riduttivo spiegare la prestazione di un atleta a partire da una sola variabile.
Le grandezze atletiche lavorano in parallelo, sono concatenate e hanno confini molto sfumati.
E’ funzionale dunque verificare l’andamento dei parametri ma è assai ottimistico stilare un metodo di lavoro basandosi su poche grandezze.
La frequenza cardiaca
Le statistiche di rilevamento concludono che in un incontro di tennis la frequenza cardiaca media si aggira intorno ai 143 – 151 battiti al minuto.
Questi dati tuttavia sono incompleti e non forniscono un’informazione chiara e utile.
Occorre infatti conoscere le frequenze cardiache massime degli atleti.
Se due atleti con frequenza massima di 195 e di 175 battiti rispettivamente, durante un’esercitazione, raggiungono una frequenza media di 150 battiti, il primo atleta avrà lavorato al 77 %, mentre l’altro al 97 % del proprio massimo.
I due atleti hanno sollecitato il loro organismo in maniera differente.
Si pone poi il problema, comune a molti sport: l’indagine della frequenza cardiaca massima.
I test da campo sono affidabili, le formule statistiche meno.
La motivazione dell’atleta a eseguire il test è molto determinante.
Per questi motivi, il tennista amatoriale può certamente tralasciare la verifica della frequenza cardiaca come aspetto primario della propria prestazione.
E’ un dato interessante ma non indispensabile.
Le concentrazioni di lattato ematico
Durante gli scambi particolarmente intensi e prolungati, o quando gli sforzi si sommano, con recupero incompleto, anche il meccanismo anaerobico lattacido interviene per fornire energia al sistema atletico.
Il contributo lattacido non è dunque assente.
I valori elevati di lattato tuttavia sono da considerarsi molto rari, riferiti a scambi prolungati in punti consecutivi, tra giocatori di elevata qualificazione,con uno stile di gioco difensivo/controffensivo, durante match professionistici giocati prevalentemente su terra.
Si può concludere che il lavoro fisico a quantità considerevoli di lattato ematico non è una condizione allenante da ricercare nel tennista.
Il consumo di ossigeno
Tutta l’energia fornita inizialmente attraverso meccanismi anaerobici contribuisce a creare il debito di ossigeno.
Al termine del lavoro ad alta intensità il sistema aerobico, tramite l’aumento degli indici respiratori, va a ripagare, almeno in parte, il debito contratto in precedenza.
In questa fase agiscono i sistemi tampone, si risintetizza il creatinfosfato e si elimina buona parte del lattato, secondo il meccanismo del semipagamento.
Da queste osservazioni si può dedurre che una grande potenza aerobica consentirebbe al tennista di recuperare più rapidamente e di esprimersi per elevati livelli durante l’incontro.
Il massimo consumo di ossigeno misurato in giocatori di livello nazionale ed internazionale è decisamente maggiore rispetto ai giocatori di interesse regionale o di club.
Il massimo consumo di ossigeno in ambito fisiologico è strettamente dipendente dalla gittata cardiaca massima (quantità di sangue espulsa dal ventricolo nell’intervallo di tempo, data dal prodotto tra la gittata sistolica e la frequenza cardiaca) e dalla differenza artero – venosa massima (ovvero la capacità del sistema muscolare e periferico di estrarre l’ossigeno dal sangue arterioso).
L’intervento dei sistemi energetici
L’analisi e la comprensione del modello funzionale e del modello fisiologico consentono di affrontare con maggiore precisione le dinamiche di intervento dei diversi meccanismi energetici.
I meccanismi che consentono di fornire energia necessaria al lavoro muscolare non intervengono in serie ma in parallelo.
E’ assolutamente errato affermare che un sistema lavora in forma indipendente dagli altri.
A seconda del tipo di superficie e di giocatore, si hanno periodi di lavoro con connotazioni più esplosive (servizio e volée) o più resistenti (scambi prolungati); ad essi segue sempre un recupero che, nella maggioranza dei casi è di durata prestabilita.
Questa considerazione rende complicata la trattazione precisa dell’intervento dei meccanismi energetici nel gioco del tennis in cui, inoltre, la componente tecnica – strategica – tattica risulta essere prevalente.
Il tennista ideale, dal punto di vista metabolico dovrebbe possedere grandi doti anaerobiche (alattacide, ma in parte anche lattacide) per fornire energia nel breve, e importanti qualità aerobiche per consentire il massimo recupero nei 20 s a sua disposizione e contribuire alla fornitura di energia in momenti di intensità media.
Il sistema ATP – PCr – Mioglobina
Durante ogni punto l’energia viene inizialmente ottenuta, oltre che dall’ATP precostituito, attraverso la degradazione della fosfocreatina e in parte dal- l’ossigeno ceduto a livello locale dalla mioglobina. Occorre approfondire l’interazione tra i vari sistemi energetici.
Di forte interesse è lo studio del rapporto tra produzione di energia nei periodi di sforzo ripetuto e processi di rigenerazione nel recupero.
In fase di sforzi massimali il sistema ATP – PCr – MIOGLOBINA è in grado di fornire energia per pochi secondi (5-6 s).
In uno sport di natura intermittente risulta importante poter disporre della massima efficienza possibile per questo meccanismo, al fine di reiterare momenti di gioco ad impegno elevato, senza che la qualità cali in modo sensibile.
E’ essenziale ottimizzare al massimo le componenti del recupero.
Uno dei fattori che occorre considerare è il tasso di risintesi della fosfocreatina.
Il tempo di semirisintesi, ovvero il tempo necessario a ricostituire la metà di ciò che si è consumato è compreso tra 25 e 30 s.
Questo tempo risulta essere significativamente minore in atleti allenati ne- gli sprint con valori medi di 22,5 secondi.
Il tempo di recupero a disposizione tra i punti non è sempre sufficiente per ricostruire la fosfocreatina utilizzata ma, scelte allenanti mirate possono allenare il meccanismo che può agevola la percentuale di risintesi della fosfocreatina.
Il meccanismo anaerobico lattacido
Se il recupero del sistema della fosfocreatina dovesse risultare incompleto, è possibile che, in uno scambio particolarmente lungo, in situazioni di grande intensità in successione, possa intervenire il meccanismo lattacido.
Queste situazioni di gara non sono molto frequenti e dipendono dal tipo di gara, dalla tattica e dal valore dei giocatori coinvolti.
Il meccanismo aerobico
Il ruolo rivestito dal meccanismo aerobico nel recupero tra un punto e l’altro è fondamentale.
La pratica sul campo suggerisce che un giocatore con un meccanismo aerobico efficiente è più abile a recuperare tra i punti, ma anche tra i match e tra i tornei, rispetto ad un altro con un meccanismo non altrettanto performante.
Occorre segnalare i numerosi studi che mostrano che l’apporto e la disponibilità di ossigeno non costituiscono un fattore limitante la prestazione, come invece potrebbe essere per i meccanismi di estrazione e di utilizzo dell’ossigeno a livello muscolare.
Il tennista amatore che può scegliere come allenarsi e come supportare la pratica del tennis con sedute complementari di allenamento fisico deve tener conto delle conclusioni fornite dalla letteratura scientifica, per non sbagliare il target fisiologico specifico.
Il dispendio energetico
Un altro fattore metabolico che riveste una decisiva importanza, soprattutto nell’ottica salutistica e nel controllo del peso corporeo è il consumo calorico nel corso dell’attività.
Questo aspetto è spesso sottovalutato da coloro che praticano il tennis in forma amatoriale, dilettantistica e ricreativa.
Questo gruppo di persone è attratto dalla pratica sportiva ma in pochi casi con una precisa ricerca della forma atletica generale ed un attento controllo della massa grassa.
Molti sportivi dilettanti tendono a sopravvalutare il consumo energetico del proprio sport.
Questo errore nella corretta valutazione del dispendio è determinante perché il soggetto tende a sovralimentarsi al termine della gara o dell’allenamento.
E’ evidente dunque che crollano gli obiettivi salutistici che sono alla base di una corretta pratica sportiva.
La tabella sottostante illustra il consumo energetico, in termini di calorie per un’ora di gioco effettivo, reale, in relazione al peso corporeo.
Peso corporeo | 56 | 59 | 62 | 65 | 68 | 71 | 74 | 77 | 80 | 83 | 86 | 89 |
Tennis agonistico | 492 | 522 | 546 | 570 | 594 | 612 | 636 | 666 | 690 | 714 | 744 | 768 |
Tennis ricreativo | 366 | 384 | 408 | 426 | 444 | 462 | 486 | 504 | 522 | 540 | 564 | 582 |
Per tennis agonistico si intende un’attività svolta a medio – alta intensità, con poche pause passive, con respiro affannoso e con un livello alto di tensione e di attenzione.
Questo livello di tennis è raggiunto più facilmente nella situazione di palleggio o allenamento a due.
Nel caso del doppio, l’impegno è ridotto e il dispendio energetico cala.
Per tennis ricreativo si intende un’attività svolta a bassa intensità, con pochi spostamenti, con pause passive lunghe e frequenti.
Questo livello di tennis si osserva comunemente tra i principianti o negli allenamenti di doppio tra soggetti di età avanzata, spesso in sovrappeso corporeo.
Sono certo che questo articolo vi abbia incuriositi, anche nei punti più complessi. Un saluto dal vostro trainer Lorenzo.