Tattica, strategia e personalità
Ecco un altro articolo scritto da Cesare Veneziani, tennis coach e mental coach. E’ un piacere ospitare un suo contributo. Buona lettura a tutti.
Tattica, strategia e personalità
Tattica: una tattica è un metodo utilizzato per conseguire degli obiettivi. Concettualmente si può parlare di tattica in vari campi: nella guerra militare, in una battaglia o duello ma anche in economia, nel commercio, nello sport e nelle attività ludiche in una grande varietà di altri campi, come ad esempio la negoziazione.
Strategia: una strategia è la descrizione di un piano d’azione di lungo termine usato per impostare e successivamente coordinare le azioni tese a raggiungere uno scopo predeterminato.
La strategia si applica a tutti i campi in cui per raggiungere l’obiettivo sono necessarie una serie di operazioni separate, la cui scelta non è unica e/o il cui esito è incerto.
La parola strategia deriva dal termine greco στρατηγός (strateghós), ossia “generale”.
Questo il concetto di tattica e strategia generale secondo la fonte Wikipedia.
Ma veniamo a noi adesso. Molto spesso i miei allievi mi chiedono: “come devo giocare? Tiro tutto? Remo da dietro? Serve and volley? Solo back?”.
Premesso che sono un grande fan delle variazioni, in tutti i campi della vita, direi che queste sono le domande a cui rispondere non solo è difficile, ma rischia di essere dannoso.
Intanto perché ogni punto fa storia a se e in secondo luogo perché la cosa principale da sapere è che nel tennis, soprattutto quello di livello “basso agonistico” e amatoriale, il concetto di strategia (ovvero del piano a lungo termine) è assolutamente marginale.
Molto più importante, invece, è quello della tattica. Questo secondo me, naturalmente.
Proverò a spiegarmi. Ad esempio, quand’è che una scelta tattica può dirsi corretta? La risposta non risiede nell’angolo, nella velocità o nelle rotazione giuste.
Semmai è il mix di queste tre, ma non è solo questo.
Questa è una verità parziale.
Ci sono altri fattori determinanti che un giocatore dovrebbe percepire mentre gioca quel determinato colpo.
Proverò ad elencare, in ordine sparso, altri fattori incidenti nella scelta di un colpo: 1) capacità tecniche di chi lo esegue, ovvero l’eventuale capacità specifica di giocare colpi speciali e “fuori dalla normale logica tattica” (esempio: sono fuori campo ma invece di rigiocare alto e incrociato tiro un’accelerazione in lungolinea); 2) particolari capacità dell’avversario; 3) punteggio del match; 4) momento di fiducia generale; 5) condizioni fisiche.
Dunque, che nome dare a questo grande calderone di sensazioni, percezioni e situazione ambientale?
Ho provato a dare un nome al mio modo di definire il tennis (per chi ama le definizioni). Sono solo due parole: sensibilità veloce.
Tutte le informazioni sopra citate (al netto di un buon lavoro tattico di base svolto col maestro) sono contenute in molti lavori che si possono svolgere fuori dal campo, cose che vanno oltre il concetto prettamente tennistico.
Riguarda la conoscenza di se stessi e dei propri punti di forza, la ricerca dell’armonia fra le tre sfere dominanti della vita (di competenza, relazionale, dell’autonomia), la capacità di cogliere la variazione ambientale, climatica, dell’avversario, saper riconoscere un particolare momento del match, i famosi turning point.
Ad, esempio, vi è mai capitato di giocare un torneo in un momento di vita particolarmente difficile?
Per quasi tutti è molto dura, per alcuni un disastro: rabbia, distrazione e sfiducia prendono il sopravvento e vincere un match sembra impossibile.
Ma per alcuni non è così.
Parlo per esperienza personale.
Ho ottenuto i miei risultati agonistici migliori proprio in un periodo molto delicato della mia vita.
Sono stato capace di trasformare una grandissima delusione (e rabbia) in lucida determinazione, riuscendo a vivere durante i match quello stato di flow che ho provato a descrivere nel precedente articolo.
Ma questo perché andava bene per me, e probabilmente per qualcun altro, ma non è detto che funzioni per tutti. Anzi…
Quindi, sottolineando sempre quanto sia importante conoscere i vari aspetti tattici del tennis (biomeccanici, geometrici) ci tengo a sottolineare quanto per una resa efficace da ogni punto di vista, sia fondamentale la conoscenza di se stessi e del proprio potenziale fisico, tecnico e interiore.
Credo sia il motivo per il quale ho deciso di dedicarmi anche al lavoro di life coach.
In conclusione, in questo trittico composto da tecnica, fisicità e interiorità (chiamiamola così, per capirci) nessuno deve rimanere indietro perché ognuno influenza l’altro.
Come dice un mio collega, in modo né cosciente né inconscio ma intracellulare.
Informazioni sull’autore
Cesare Veneziani
Nato a Roma nel 1982, è stato un tennista di buon livello nazionale, raggiungendo il ranking 3.1 a diciassette anni.
Ha a giocato in serie C con l’ASD Gabbiani, battendo numerosi seconda categoria, è stato sparring partner di Gianluca Pozzi e Campione Assoluto di Viterbo e provincia nel 2000.
Ha iniziato a insegnare nel 2003 e da allora non ha più smesso.
Ora lavora presso il TC Gallese, con il quale ha raggiunto le Finali Regionali Under 16 nel 2012.
Nel 2007 ha collaborato assiduamente all’allenamento del giovane saudita Omar Ahmed, juniores di buon livello ITF.
Sempre nel 2007, ha avviato al tennis il campione italiano Federico Bonacia.
Nel 2008 ha collaborato all’allenamento di Patricia Chirea (680 WTA)
Allena da sempre il giovane Jacopo Gribling, ora 2.8 e giocatore ITF.
Dice: “grazie al tennis ho potuto viaggiare molto in Italia e nel mondo.
Le esperienze che ricordo con maggiore soddisfazione sono state a Miami, a Jeddah, a Barcellona.
“Se non ci fossero stati racchetta e pallina, dubito che avrei potuto visitare certi splendidi posti e conoscere persone così interessanti”.
Diplomato presso l’Istituto Magistrale Gelasio Caetani
Coach level ‘C’ GPTCA (associazione internazionale coach riconosciuta dall’ATP)
Istruttore UISP nel 2007 (presieduta da Castellani)
Istruttore 1° grado FIT
Partecipazione al corso PTR di Junior Coaching diretta da Bertino
A breve conseguirà il diploma per diventare coach professionista presso la Scuola di Umanistica di Life, Sport & Corporate Coaching, diretta da Luca Stanchieri.
Studioso e appassionato di psicologia, letteratura e musica elettronica, ha scritto tre libri.
Un romanzo, “Via dal Sonar” (edito da Slowpitch nel 2012) e due raccolte di racconti, ancora inedite.